Pokemon GO e Cappuccetto Rosso [ovvero il cattivo è sempre il lupo]

Non dovrebbe stupirci ormai più nulla di certe dinamiche. Ogni volta che arrivino novità tecnologiche a livello mondiale, gli americani ne abusano, gli europei ci scherzano, gli italiani si indignano e si dividono tra apocalittici e integrati all’amatriciana. Ma siamo sicuri di prendercela con la “cosa” giusta? Nella favola di Cappuccetto Rosso la mamma non impedisce alla piccola di andare nel bosco, ma la mette in guardia contro il lupo.

E così anche Pokemon GO, la nuova applicazione basata sulle dinamiche di realtà aumentata e geolocalizzazione,  diventata in poco tempo fenomeno e mania, scatena il solito tifo da stadio (soprattutto social stadio) tra favorevoli e contrari. Così mentre negli Stati Uniti, in Australia e in altre parti del mondo si registravano i primi eccessi: dall’abbandono del lavoro, alle rapine, fino alle folle impazzite alla ricerca del mostriciattolo più raro nei giardini di Central Park, in Italia satira e sociologi della domenica (gli stessi che all’uopo fanno gli allenatori della nazionale, gli analisti di dinamiche finanziarie, di politica internazionale, gli esperti di terrorismo e integrazione…) hanno sentito la responsabilità e la necessità di lanciarsi nella mischia.

Ovviamente, i più puritani e ben pensanti hanno subito messo in guardia i poveri e analfabeti naviganti dal nuovo pericolo che incombe sulle nostre vite. Gli anatemi hanno pescato nella classica fenomenologia di questi tempi: diavolerie della tecnologia, di Internet non c’è da fidarsi, attacco alla privacy, controllo delle nostre vite virtuali e non, fino al pericolo di cadere nelle reti di sconosciuti rapinatori, stupratori, manipolatori vari. ATTENZIONE: NON VOGLIO SOSTENERE CHE QUESTI PERICOLI NON POSSANO ESSERE IN AGGUATO!

Ma non lo sono forse quanto lo era il lupo per Cappuccetto Rosso? Non dovremmo fare tutti come la saggia mamma della storia e invece di criminalizzare un sistema,  imparare a conoscerlo sempre più a fondo e imparare e soprattutto insegnare ai nostri figli a discernere le opportunità dai pericoli?

La mamma nella famosa favola non impedisce alla figlia di andare nel bosco, sa che quella è l’unica via per raggiungere la nonnina. Ma le impartisce delle indicazioni chiare e semplici per arrivare sana e salva allo scopo. Così, per noi, che senso ha ancora combattere contro un sistema socio-tecnico (mai scindere i due elementi parlando di Rete, non è solo tecnologia, non è solo evoluzione sociale) che ha cambiato il nostro modo di vivere, di rapportarci agli altri e alla realtà? E ancor più, perchè continuare in quella estenuante quanto perdente battaglia che vuole mantenere la dicotomia tra vita reale e realtà virtuale, senza ammettere che la Realtà è una sola e va vissuta in diverse stanze, con diversi modi di essere e fare?

Proprio per questo, d’altronde, Pokemon Go ci spaventa così tanto, è la prima rappresentazione plastica di massa di come la vita reale e la vita virtuale siano due costrutti che noi vorremmo separati, ma che non lo sono. Quando qualcosa fa cortocircuitare queste due realtà e disvela la falsa costruzione, avvertiamo il pericolo, l’invasione, temiamo che il nostro sistema di schematizzare e rapportarci con la vita possa andare in frantumi.

Ma per quanto possiamo resistere? Per quanto potremo negarci di utilizzare il bosco per andare dalla nonnina e quando finalmente cominceremo a capire che il vero pericolo è il lupo e contro di lui dobbiamo prepararci e saper resistere?

La Rete e tutte le tecnologie e applicazioni che da lei e da Internet discendono sono strumenti ormai imprescindibili, che vanno studiati, approfonditi, con i quali e nei quali bisogna vivere. Conoscendone le grandi potenzialità e i grandi pericoli si può davvero vivere meglio. Negare l’uno o l’altro elemento ci pone grossi rischi e le pongono soprattutto alle persone più fragili, perchè meno alfabetizzate digitalmente o semplicemente perchè più giovani e inesperte.

Questa è quindi la sfida positiva che ci pone PoKemon GO, riuscire a raccontare ai nostri figli una storia di Cappuccetto Rosso che possano capire e sentire vicina (d’altronde, quanti di noi hanno una nonna che vive in una casetta in un bosco?). Riuscire a nominare le cose con il loro nome, conoscere gli strumenti di difesa e insegnarli loro, ricostruire una fiducia tale perchè alle avvisaglie di qualcosa di ambiguo sappiano rivolgersi a noi , moderni “cacciatori” contro il lupo del bosco. Perchè in fondo, non è il bosco il pericolo, ma sempre il lupo che lo abita.