Ora o mai più [ovvero Congresso PD]

Qualcuno pensa, in realtà, che la fine si sia già consumata, che questo partito, che questo spazio che volevamo riformista, contemporaneo, post-ideologico e forte non esista già più e che manchino pochi mesi perché dall’accanimento terapeutico si passi alla certificazione di morte.

Io non sono tra questi, nonostante questo mondo democratico non sia completamente quello per cui ho scelto di prendere la mia prima tessera di partito, quello per cui, mosca bianca tra i miei amici e coetanei, ho deciso di impegnarmi in prima persona. Metterci oltre la faccia, idee, energie, speranze e col tempo, credo, professionalità.

Ora c’è ancora un’altra occasione, quella che comincio a vedere come l’ultima. Rinnovare tutto con un grande processo che solo noi sappiamo mettere in piedi. Con tutti i limiti legati ai tempi, al governo, al momento storico. Questo Congresso, pur se meno ‘sponsorizzato’ dei precedenti può essere davvero il primo. O sarà inevitabilmente l’ultimo.

Le ultime elezioni e il clima del Paese, in attesa di uno scossone, producono risultati evidenti a tutti noi. Ogni giorno. Risultati che non ci piacciono. Risultati che si cambieranno solo con un grande salto in avanti, unica direzione che porta alla crescita. E non con, più o meno mascherati, salti all’indietro che portano all’implosione.
Questa è l’ultima occasione che vedo per il PD, per il nostro PD.

Il PD che cerca una reale connessione con la realtà che viviamo, fuori dagli schemi da rispettare, dai rituali perpetui, dai nomi intoccabili, non per rispetto, ma solo per riverenza.

Il PD che davvero possiamo costruire deve essere coraggioso, guardare oltre, non per distruggere il passato, ma per dargli il giusto peso, perché non diventi zavorra per immaginare un futuro per un mondo che si muove velocemente.

Il PD che possiamo far nascere è quello che non dimentica i giovani e li valorizza davvero, non lasciandoli in panchina, con il ricatto degli adulti che li mantengono e che cederanno, forse, loro un’eredità, sempre più erosa e allo stesso tempo pesante.

Il PD che dobbiamo far nascere è quello che rifiuta ogni forma di fascismo e autoritarismo, non per rispetto ossequioso della storia, ma perché la storia ci ha insegnato che ripudiare gli estremismi è l’unica via per un futuro di convivenza, oggi.

Il PD che dobbiamo far nascere è quello che intercetta le idee migliori che nascono dalla società civile. Che non contrappone più una divisione che è più giornalistica che reale: il PD dovrà essere la società civile, se questa è quella che meglio interpreta la realtà, i suoi bisogni e i suoi desideri.
Il PD che dobbiamo far nascere non potrà più essere la riserva di pochi, persone e poteri, ma il luogo dove queste incrostazioni vengono distrutte per poi essere distrutte nella società.

Il PD della libertà, della scommessa per il futuro, che non ricatta i suoi eletti e i suoi amministratori sotto il peso delle correnti da accontentare, ma un PD che dà coraggio e a volte quel briciolo di sana follia ai suoi governanti perché scelgano le strade più adatte ad immaginare quello che vogliamo costruire, anche se diverse e lontane dalle formule dei vecchi schemi e dei vecchi giocatori.

Il PD che dobbiamo far nascere è quello della partecipazione come presa di coscienza, come forza generatrice, come spinta all’azione. Non quella del numero delle tessere, delle cordate pre-costituite e perpetue, dei nomi ridondanti, delle adesioni su base fideistica.

Il PD che dobbiamo far nascere è quello delle idee degli iscritti, condivise, discusse, sintetizzate, riviste nei luoghi e nelle sedi democratiche, trasparenti e frequentate.

E questo serve a livello nazionale: un partito forte che dia il coraggio ai suoi militanti ed eletti di osare e rompere lo status quo, che oggi non è più protettivo, se non per un numero sempre più esiguo di privilegiati.

Serve alla nostra città: un PD che non soffochi la rivoluzione che questa amministrazione dovrà attuare per rompere schemi, combattere poteri e riportare Roma sui binari di una grande capitale moderna e lanciata nel domani. Né un PD che sia asservito alle rendite assicurate da un’amministrazione amica.
A noi, a questa città, serve un PD folle! Serve un PD che dia coraggio! Serve un PD che non pretenda solamente, ma proponga, principalmente!

Serve un PD Roma che sostenga la terza parte, compimento e nuovo slancio, della ‘rivoluzione riformista’ che le giunte di centro sinistra del passato hanno lasciato incompiuta.
Il nuovo PD Roma avrà il compito di elaborarla e sostenerla di fronte alle troppe “nostalgie” ingiustificate, che oggi vorrebbero imbrigliarla.

Questo PD serve al nostro territorio, al nostro circolo, per non disperdere il capitale sociale costruito in questi anni con uno sforzo comune, anche tra persone più distanti, accumunate dall’idea che dare voce al territorio fosse fondamentale. Ora alla voce dobbiamo affiancare la vera elaborazione politica, la vera proposta, la vera costruzione di soluzioni condivise e condivisibili.

Ora dobbiamo agire con ancora maggiore trasparenza, coinvolgimento e capacità di trasformazione. Accettando gli elementi nuovi, l’impegno diverso, le nuove persone e le nuove spinte come ricchezza e linfa, non come pericolo.
Ora non dobbiamo rischiare di rinnovare le proposte ed elaborarne di nuovo, liberi da condizionamenti e paure.

Ora dobbiamo davvero essere adulti, capaci di contaminarci e farci contaminare, per trovare e proporre qualcosa di nuovo.

Care democratiche e cari democratici, oggi abbiamo una grande occasione.
Chi si fermerà per conservare piccole o grandi rendite, chi non lascerà entrare davvero quel vento che solo qualche anno fa richiamavamo nei manifesti della Festa del PD Roma, chi non riconoscerà il cambio di un’epoca, avrà il merito di difendere il passato, certo, ma non potrà davvero credere di fermare il cambiamento.

Ora o mai più possiamo vivere il presente e andare verso il futuro. Ora o mai più possiamo dirci democratici!

Oggi io vedo l’opportunità di cogliere questa occasione nel voto a Matteo Renzi come segretario nazionale, a Tobia Zevi come segretario del PD Roma e a Maria Teresa Di Sarcina come segretario del nostro circolo.

Questo il documento che ho in parte contribuito a scrivere come contributo al Congresso di Circolo, con la speranza e convinzione che venga arricchito dal contributo delle nostre capacità diffuse.