Ancora destra, (centro)o sinistra? [ ovvero ma non dovevamo chiamarci democratici?]

L’intuizione c’era, ancora una volta, il PD c’aveva preso, per visione strategica, consiglio astrale o pura emulazione, anche nel nome si era voluto andare oltre la dicotomia politica destra-sinistra, distorta e con la presenza di un centro confessionale. Ma anche questa forza non è stata mai sfruttata e sembra non lo sarà nemmeno, non tanto nelle alleanze o nella campagna elettorale, nel progetto per l’Italia del 2013.

Ancora ieri sera, durante il programma di Enrico Mentana (riporto distrattamente in quanto la tv faceva da sfondo ad altre attività), Di Pietro, l’on. Boccia del PD e Bersani(tramite un video trasmesso) parlavano di chi e cosa fosse di sinistra. Qualcuno fa notare (mi sembra lo stesso Mentana) che probabilmente, a questo punto, sarà moltissima la gente (e non solo, diciamo, gli under 30, come indicava il conduttore) che non voterà secondo le vecchie divisioni destra-sinistra.

E’ vero, ed è noto a chiunque parli di politica con chi non si occupa di politica, e sono tantissimi rispetto alla più o meno ampia tribù che va dagli eletti ai semplici iscritti a qualsiasi partito. E’ vero ancor di più ora che, con questa terribile crisi, saltano schemi e ricette, le soluzioni per affrontarla, fosse anche per sopravvivere e tentare delle vie per tornare a prosperare, sono mix di quello che c’era con quello che può e deve essere immaginato. Ora che quello che c’è stato non è sufficiente, quando non è sbagliato, e bisogna attingere alle diverse esperienze, fare fronte comune e produrre un nuovo salto, un paradigma (o dei paradigmi) economici e sociali rivoluzionari e rivoluzionati, in cui posizioni, comportamenti e soprattutto visioni e aspettative vanno riviste e reinventate.

Ora più che mai destra e sinistra non esistono e non potranno esistere. E se non esistono loro ancor di più non potrà esserci nel nostro Paese un centro, che non è sintesi, ma solo buonsenso stagnante, mentre oggi servono visione e coraggio. Un centro confessionale e moralistico che punta a una organizzazione remissiva e ristretta della realtà, dove il controllo e la perdita di libertà collettive e un falso individualismo sono venduti come ricette programmatiche. Sorvolo sulla nostra destra che costruisce un mix di paura del futuro e richiamo all’individualismo spinto e competitivo.

In questo momento occorre recuperare quella intuizione, arricchirla di nuove idee, trovare sintesi(e non mediazioni!), ideare schemi applicativi, proporli e cercare di calarli quanto più nella realtà vissuta da milioni di persone e non riferirli a divisioni e concettualizzazioni che oramai non hanno più spazi.

Nel 2013 si voterà per la ricerca di una giustizia sana, non che tuteli interessi privati o il prestigio delle istituzioni tout court; si voterà per una società più equa anche tra imprenditori e lavoratori, si voterà per avere libertà di movimento e di espressione, dove i limiti saranno imposti dall’etica personale quando non inficia quella collettiva, si voterà per ridare futuro non per ‘toppare’ gli errori del passato, chiunque li abbia commessi.

Ora i democratici devono fare i democratici, questo è quello che serve. Portare a compimento non la fusione a freddo tra centro e sinistra (non esistono più!), non tutelare il sentimento cattolico che oggi è, nelle persone e nei credenti, così diverso da quello espresso dalle gerarchie e dalle istituzioni, non rifarsi a un modello di organizzazione che contrappone categorie (imprenditori e lavoratori, stato e contribuenti, immigrati e cittadini…). Ora i democratici devono riuscire a guardare la realtà e proporre qualcosa che si adatti a lei e che le dia una direzione, all’interno della quale sviluppare una nuova visione del futuro.

E’ l’unico e l’ultimo momento per cui “leader “storici” (come Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro) ed “emergenti” (come Pippo Civati, Debora Serracchiani, Francesca Puglisi)” devono trovare la chiave di volta, insieme a “quelli che lavorano sui territori (come Michele Emiliano, Renato Soru, Laura Puppato, Ilda Curti, Stefano Boeri)” andando oltre “tutte le varie anime del partito: dai cattolici (Enrico Letta, Rosy Bindi) ai laici (Ignazio Marino), dai liberal (Pietro Ichino) ai “socialdemocratici” (Stefano Fassina)”.

Come si suol dire, i corsivi sono miei, mentre le citazioni sono del post di presentazione del libro ‘ma questa è la mia gente‘ di Ivan Scalfarotto, in uscita il 4 settembre, che spero possa riproporre quell’intuizione di ‘dirsi democratici’ oltre la destra, la sinistra, il centro.